Raccolta di scritti tra il saggio e la narrativa, in cui si odono gli echi stilistici e tematici dei suoi romanzi, questa opera si compone di otto testi che inquadrano il fascismo con lucidità e ironia. Composti negli anni Quaranta, non risparmiano niente e nessuno, a partire dall’autore e dai propri trascorsi fascisti. Con passo comico e impietoso, Brancati scandaglia le ipocrisie e le barbarie della dittatura appena conclusa e descrive alcuni tratti dell’italianità con parole che ancora oggi, a distanza di ottant’anni, conservano intatto il loro potere rivelatore.
VITALIANO BRANCATI
(1907-1954)
Nato a Pachino (provincia di Siracusa), si laureò in Lettere a Catania con una tesi su Federico De Roberto e fondò la rivista «Ebe». Negli anni Trenta si trasferì a Roma dove insegnò e scrisse come giornalista su «Critica fascista» e «Il Tevere». Dopo un primo periodo da intellettuale organico al regime, Brancati maturò un distacco radicale e strinse contatti con Corrado Alvaro, Alberto Moravia e Leo Longanesi, il quale lo coinvolse a collaborare alla sua rivista «Omnibus». Dell’autore ricordiamo Il bell’Antonio (1949) e Paolo il caldo (1955, incompiuto), che furono in seguito trasposti al cinema. I fascisti invecchiano fu pubblicato per la prima volta nel 1946 da Longanesi e raccoglie gli scritti apparsi nel 1945-’46 sui giornali «La città libera» e «Risorgimento liberale».
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Vitaliano Brancati – I fascisti invecchiano
9,50€
Raccolta di scritti tra il saggio e la narrativa, in cui si odono gli echi stilistici e tematici dei suoi romanzi, questa opera si compone di otto testi che inquadrano il fascismo con lucidità e ironia. Composti negli anni Quaranta, non risparmiano niente e nessuno, a partire dall’autore e dai propri trascorsi fascisti. Con passo comico e impietoso, Brancati scandaglia le ipocrisie e le barbarie della dittatura appena conclusa e descrive alcuni tratti dell’italianità con parole che ancora oggi, a distanza di ottant’anni, conservano intatto il loro potere rivelatore.
VITALIANO BRANCATI
(1907-1954)
Nato a Pachino (provincia di Siracusa), si laureò in Lettere a Catania con una tesi su Federico De Roberto e fondò la rivista «Ebe». Negli anni Trenta si trasferì a Roma dove insegnò e scrisse come giornalista su «Critica fascista» e «Il Tevere». Dopo un primo periodo da intellettuale organico al regime, Brancati maturò un distacco radicale e strinse contatti con Corrado Alvaro, Alberto Moravia e Leo Longanesi, il quale lo coinvolse a collaborare alla sua rivista «Omnibus». Dell’autore ricordiamo Il bell’Antonio (1949) e Paolo il caldo (1955, incompiuto), che furono in seguito trasposti al cinema. I fascisti invecchiano fu pubblicato per la prima volta nel 1946 da Longanesi e raccoglie gli scritti apparsi nel 1945-’46 sui giornali «La città libera» e «Risorgimento liberale».
RASSEGNA STAMPA
il Fatto Quotidiano
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L’Arena
Vitaliano Brancati
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