Poco prima di Victor dell’Aveyron, il “bambino-lupo” che ispirerà un famoso film di François Truffaut, nel 1753 apparve a firma “Madame
H…T” la cronaca di un fatto straordinario: nei pressi di un villaggio della Lorena era apparsa una giovane ragazza con il corpo coperto di stracci e pelli, che era solita dormire sugli alberi. Dopo diversi tentativi di avvicinamento, si riuscì a “catturarla” per conto del visconte di Épinay. La “bambina selvaggia” proveniva dal territorio dell’attuale Wisconsin, era stata venduta e imbarcata verso l’Europa in cui era in corso un’epidemia di peste. Riuscita a scappare dalla quarantena nel porto di Marsiglia era sopravvissuta, da sola, per dieci anni nei boschi. Ribattezzata Marie Angélique Memmie Le Blanc, venne – unico caso del suo genere – introdotta con successo in società, imparò a comunicare, a leggere e a scrivere. Fu considerato un tentativo ben riuscito di “civilizzazione” e divenne un simbolo dell’Illuminismo, la sua figura affascinò Voltaire e fu definita dal filosofo James Burnett, che la incontrò nel 1775, “la persona più straordinaria del suo tempo”. Il racconto dell’epoca è uno straordinario documento storico e offre molti spunti di riflessione, sulla figura eccezionalmente femminile di “buona selvaggia”, sul rapporto tra natura e cultura, sull’idea stessa di civilizzazione.
Marie-Catherine Homassel Hecquet (1686-1764)
Dama di carità francese, la Storia della bambina selvaggia, edita nel 1755, fu la sua unica opera e il suo ruolo nella sua stesura fu spesso minimizzato. Il testo fu scritto sotto la diretta supervisione di Charles Marie de La Condamine, tanto che alcuni sostennero che l’autore fosse lui. In Italia è attestata una sola edizione dell’opera, della stamperia Remondini 1759, “nella toscana lingua tradotta”.
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Marie-Catherine Homassel Hecquet – Storia della bambina selvaggia
12,00€
A cura di Graziano Benelli
Poco prima di Victor dell’Aveyron, il “bambino-lupo” che ispirerà un famoso film di François Truffaut, nel 1753 apparve a firma “Madame
H…T” la cronaca di un fatto straordinario: nei pressi di un villaggio della Lorena era apparsa una giovane ragazza con il corpo coperto di stracci e pelli, che era solita dormire sugli alberi. Dopo diversi tentativi di avvicinamento, si riuscì a “catturarla” per conto del visconte di Épinay. La “bambina selvaggia” proveniva dal territorio dell’attuale Wisconsin, era stata venduta e imbarcata verso l’Europa in cui era in corso un’epidemia di peste. Riuscita a scappare dalla quarantena nel porto di Marsiglia era sopravvissuta, da sola, per dieci anni nei boschi. Ribattezzata Marie Angélique Memmie Le Blanc, venne – unico caso del suo genere – introdotta con successo in società, imparò a comunicare, a leggere e a scrivere. Fu considerato un tentativo ben riuscito di “civilizzazione” e divenne un simbolo dell’Illuminismo, la sua figura affascinò Voltaire e fu definita dal filosofo James Burnett, che la incontrò nel 1775, “la persona più straordinaria del suo tempo”. Il racconto dell’epoca è uno straordinario documento storico e offre molti spunti di riflessione, sulla figura eccezionalmente femminile di “buona selvaggia”, sul rapporto tra natura e cultura, sull’idea stessa di civilizzazione.
Marie-Catherine Homassel Hecquet (1686-1764)
Dama di carità francese, la Storia della bambina selvaggia, edita nel 1755, fu la sua unica opera e il suo ruolo nella sua stesura fu spesso minimizzato. Il testo fu scritto sotto la diretta supervisione di Charles Marie de La Condamine, tanto che alcuni sostennero che l’autore fosse lui. In Italia è attestata una sola edizione dell’opera, della stamperia Remondini 1759, “nella toscana lingua tradotta”.
Marie-Catherine Homassel Hecquet
Antidoti
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