La commediografa Elsa Bernstein, protagonista della vita culturale a Monaco, venne deportata nel campo di concentramento di Terezín nel 1942 insieme alla sorella, che morirà poco dopo l’arrivo. Trascorsi alcuni mesi nelle baracche comuni, Elsa venne trasferita – contro la propria volontà – in una Prominentenhaus, una “casa delle celebrità”, riservata agli ebrei che godevano di una qualche fama. Lì le fu concesso il privilegio di una macchina da scrivere per ciechi (a causa di un grave problema alla vista) e fu questa circostanza che le permise di scrivere in diretta questo eccezionale diario di prigionia. Pensato inizialmente per la cerchia ristretta dei familiari e ritrovato solo nel 1999, La vita come dramma racconta le sue giornate all’interno del lager, la vita degli altri ospiti illustri, l’aiuto reciproco, gli attriti, le malattie e le morti. Nelle acute descrizioni, l’atmosfera creata dal contrasto tra la vita quotidiana e la morte è surreale: le due dimensioni, apparentemente così inconciliabili, vengono tenute insieme dalla forza di volontà dei deportati che li spinge ad amare, a vivere, a cercare comunque la bellezza e in essa la forza di resistere.
ELSA BERNSTEIN
Nata a Vienna nel 1866, soffrì sin dall’infanzia di una grave malattia agli occhi. Cresciuta a Monaco in un ambiente culturale molto vivace, scrisse drammi e commedie teatrali usando lo pseudonimo maschile di Ernst Rosmer. Dal 1890 diresse, insieme al marito, l’avvocato e critico Max Bernstein, un celebre salotto letterario e musicale che aveva tra gli ospiti Thomas Mann, von Hofmannsthal, Rilke e Strauss. Dal 1933, con l’ascesa del nazionalsocialismo, le sue condizioni peggiorarono, e nel 1941 si rifiutò di espatriare negli Stati Uniti perché sua sorella Gabriele non aveva ottenuto il permesso di ingresso. Sopravvissuta alla vita del campo, morì ad Amburgo nel 1949.
«Le foglie cadono, e con loro il morale. Secondo compleanno a Terezín, sentito e amichevolmente partecipato dalle persone vicine, ma per me solo triste. La strega della prolungata permanenza si accovaccia sulla schiena e non si scrolla più di dosso»
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Elsa Bernstein – La vita come dramma. Memorie dal campo di Terezin
16,50€
A cura di Rita Blake e Birgit Kiupel
Traduzione di Claudia Crivellaro
La commediografa Elsa Bernstein, protagonista della vita culturale a Monaco, venne deportata nel campo di concentramento di Terezín nel 1942 insieme alla sorella, che morirà poco dopo l’arrivo. Trascorsi alcuni mesi nelle baracche comuni, Elsa venne trasferita – contro la propria volontà – in una Prominentenhaus, una “casa delle celebrità”, riservata agli ebrei che godevano di una qualche fama. Lì le fu concesso il privilegio di una macchina da scrivere per ciechi (a causa di un grave problema alla vista) e fu questa circostanza che le permise di scrivere in diretta questo eccezionale diario di prigionia. Pensato inizialmente per la cerchia ristretta dei familiari e ritrovato solo nel 1999, La vita come dramma racconta le sue giornate all’interno del lager, la vita degli altri ospiti illustri, l’aiuto reciproco, gli attriti, le malattie e le morti. Nelle acute descrizioni, l’atmosfera creata dal contrasto tra la vita quotidiana e la morte è surreale: le due dimensioni, apparentemente così inconciliabili, vengono tenute insieme dalla forza di volontà dei deportati che li spinge ad amare, a vivere, a cercare comunque la bellezza e in essa la forza di resistere.
ELSA BERNSTEIN
Nata a Vienna nel 1866, soffrì sin dall’infanzia di una grave malattia agli occhi. Cresciuta a Monaco in un ambiente culturale molto vivace, scrisse drammi e commedie teatrali usando lo pseudonimo maschile di Ernst Rosmer. Dal 1890 diresse, insieme al marito, l’avvocato e critico Max Bernstein, un celebre salotto letterario e musicale che aveva tra gli ospiti Thomas Mann, von Hofmannsthal, Rilke e Strauss. Dal 1933, con l’ascesa del nazionalsocialismo, le sue condizioni peggiorarono, e nel 1941 si rifiutò di espatriare negli Stati Uniti perché sua sorella Gabriele non aveva ottenuto il permesso di ingresso. Sopravvissuta alla vita del campo, morì ad Amburgo nel 1949.
«Le foglie cadono, e con loro il morale. Secondo compleanno a Terezín, sentito e amichevolmente partecipato dalle persone vicine, ma per me solo triste. La strega della prolungata permanenza si accovaccia sulla schiena e non si scrolla più di dosso»
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Elsa Bernstein
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