Petar Rajic è un giovane soldato serbo dell’esercito austroungarico, colto, sensibile, disincantato, che dopo lo spartiacque della Prima Guerra Mondiale vive lo straniamento di chi è costretto a sentirsi sempre “fuori posto”. Il diario di Rajic è il racconto della sua realtà interiore ed esteriore: di un amore nato sul letto d’ospedale, del legame tra un figlio e una madre, dello stordimento della trincea. Tra i fischi dei proiettili nell’inferno dei campi di battaglia italiani e galiziani, la noia della vita matrimoniale in una città di provincia in Serbia e l’azzurro litorale adriatico, è la storia del tormentato girovagare a cui sono condannati tutti i reduci, nel loro perpetuo e impossibile ritorno verso casa. Diario di un reduce è un romanzo di ironia e lirismo, onirico e simbolico, in cui si riconoscono le tracce di Gustave Flaubert e di Laurence Sterne e annoverato tra i vertici massimi della letteratura serba.
«Non so cosa è bene, e cosa è male, non so nulla di tutto ciò che mi è accaduto. Se farò ritorno, ritornerò nel mio Paese natio, così come mi hanno cacciato, ridicolo, e un po’ più curvo. Noi siamo ritornati, ma noi siamo ombre»
Miloš Crnjanski
Nato a Csongrád (Ungheria) nel 1893, fu un poeta, drammaturgo, saggista e scrittore di viaggio serbo, tra i grandi narratori del Ventesimo secolo. Dopo gli studi a Vienna e Belgrado, combatté per l’esercito austriaco nella Prima Guerra Mondiale. Fu esponente del Modernismo in Serbia, Paese che lasciò da diplomatico nel 1935 e in cui non poté rientrare per trent’anni a causa delle sue idee politiche. Diario di un reduce, il suo romanzo d’esordio, è apparso per la prima volta nel 1921, mentre del 1929 è Migrazioni, il testo più famoso e tradotto. Morì a Belgrado nel 1977.
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Milos Crnjanski -Diario di un reduce
16,00€
Traduzione e cura di Luca Vaglio
Petar Rajic è un giovane soldato serbo dell’esercito austroungarico, colto, sensibile, disincantato, che dopo lo spartiacque della Prima Guerra Mondiale vive lo straniamento di chi è costretto a sentirsi sempre “fuori posto”. Il diario di Rajic è il racconto della sua realtà interiore ed esteriore: di un amore nato sul letto d’ospedale, del legame tra un figlio e una madre, dello stordimento della trincea. Tra i fischi dei proiettili nell’inferno dei campi di battaglia italiani e galiziani, la noia della vita matrimoniale in una città di provincia in Serbia e l’azzurro litorale adriatico, è la storia del tormentato girovagare a cui sono condannati tutti i reduci, nel loro perpetuo e impossibile ritorno verso casa. Diario di un reduce è un romanzo di ironia e lirismo, onirico e simbolico, in cui si riconoscono le tracce di Gustave Flaubert e di Laurence Sterne e annoverato tra i vertici massimi della letteratura serba.
«Non so cosa è bene, e cosa è male, non so nulla di tutto ciò che mi è accaduto. Se farò ritorno, ritornerò nel mio Paese natio, così come mi hanno cacciato, ridicolo, e un po’ più curvo. Noi siamo ritornati, ma noi siamo ombre»
Miloš Crnjanski
Nato a Csongrád (Ungheria) nel 1893, fu un poeta, drammaturgo, saggista e scrittore di viaggio serbo, tra i grandi narratori del Ventesimo secolo. Dopo gli studi a Vienna e Belgrado, combatté per l’esercito austriaco nella Prima Guerra Mondiale. Fu esponente del Modernismo in Serbia, Paese che lasciò da diplomatico nel 1935 e in cui non poté rientrare per trent’anni a causa delle sue idee politiche. Diario di un reduce, il suo romanzo d’esordio, è apparso per la prima volta nel 1921, mentre del 1929 è Migrazioni, il testo più famoso e tradotto. Morì a Belgrado nel 1977.
Rassegna
–Corriere della Sera La Lettura
–Osservatorio Balcani e Caucaso
–Slavia
136
Raggi
Milos Crnjanski