Edgar Allan Poe fu un esperto crittografo. Attorno a questo tema scrisse il racconto Lo scarabeo d’oro, pubblicato
nel 1843 sul «Dollar Newspaper» di Philadelphia, che ispirò il capolavoro di Stevenson, L’isola del tesoro. La passione per i messaggi cifrati lo impegnava da tempo. Tra il 1839 e il 1840 aveva collaborato con l’«Alexander’s
Weekly Messenger», sfidando i lettori a sottoporgli qualsivoglia tipo di codice: egli sarebbe stato in grado di risolverli, a patto che rispettassero alcuni requisiti di base. I risultati di questo “gioco” con i lettori, i testi pervenuti gli, i metodi di risoluzione e la crittografia nella Storia furono i temi che lo scrittore affrontò in seguito nell’articolo che trovate in questo volume per la prima volta in traduzione italiana, dal titolo: Qualche parola sulla scrittura segreta, apparso sul «Graham’s Magazine» nel luglio del 1841. Circa sei mesi dopo questo articolo, sulla stessa rivista Poe dichiarò di aver risolto più di cento messaggi in codice e ne pubblicò altri due, inviati da un certo W.B. Tyler, di cui però non rivelò la soluzione. Nel 1985, Louis Renza del Dartmouth College ipotizzò che Mr Tyler non fosse altri che Poe stesso, e l’idea guadagnò un certo credito tra gli studiosi dell’autore. Questo conferì un nuovo interesse verso i due enigmi rimasti irrisolti per quasi centocinquant’anni e che vengono riportati in fondo al libro, a disposizione di chi voglia provare a cimentarsi con essi. Il primo [infra, p. 79] venne poi risolto nel 1992 dal professor Terence Wahlen dell’Università dell’Illinois. Il secondo [infra, p. 80] animò un concorso con un premio in denaro di 2500 dollari che fu assegnato nel Duemila a un ingegnere elettronico, Gil Broza (le soluzioni sono attualmente reperibili on-line).
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Edgar Allan Poe – La scrittura segreta
8,00€
Traduzione di Giovanni Antonio Sartini e Diletta Del Grande
Edgar Allan Poe fu un esperto crittografo. Attorno a questo tema scrisse il racconto Lo scarabeo d’oro, pubblicato
nel 1843 sul «Dollar Newspaper» di Philadelphia, che ispirò il capolavoro di Stevenson, L’isola del tesoro. La passione per i messaggi cifrati lo impegnava da tempo. Tra il 1839 e il 1840 aveva collaborato con l’«Alexander’s
Weekly Messenger», sfidando i lettori a sottoporgli qualsivoglia tipo di codice: egli sarebbe stato in grado di risolverli, a patto che rispettassero alcuni requisiti di base. I risultati di questo “gioco” con i lettori, i testi pervenuti gli, i metodi di risoluzione e la crittografia nella Storia furono i temi che lo scrittore affrontò in seguito nell’articolo che trovate in questo volume per la prima volta in traduzione italiana, dal titolo: Qualche parola sulla scrittura segreta, apparso sul «Graham’s Magazine» nel luglio del 1841. Circa sei mesi dopo questo articolo, sulla stessa rivista Poe dichiarò di aver risolto più di cento messaggi in codice e ne pubblicò altri due, inviati da un certo W.B. Tyler, di cui però non rivelò la soluzione. Nel 1985, Louis Renza del Dartmouth College ipotizzò che Mr Tyler non fosse altri che Poe stesso, e l’idea guadagnò un certo credito tra gli studiosi dell’autore. Questo conferì un nuovo interesse verso i due enigmi rimasti irrisolti per quasi centocinquant’anni e che vengono riportati in fondo al libro, a disposizione di chi voglia provare a cimentarsi con essi. Il primo [infra, p. 79] venne poi risolto nel 1992 dal professor Terence Wahlen dell’Università dell’Illinois. Il secondo [infra, p. 80] animò un concorso con un premio in denaro di 2500 dollari che fu assegnato nel Duemila a un ingegnere elettronico, Gil Broza (le soluzioni sono attualmente reperibili on-line).
Rassegna stampa
–Il Venerdì di Repubblica
-Il Fatto Quotidiano
–Corriere della Sera La Lettura
–Il Giornale
Lampi
Edgar Allan Poe
05/11/2020
85